Della villa di Tiberio a Sperlonga ho sentito parlare per la prima volta durante uno dei corsi ai quali mi sono iscritta mentre studiavo all’Università di Milano. Questa villa fu una residenza lussuosa che ricchi romani costruirono lungo il mar Tirreno nelle odierne regioni del Lazio e della Campania. L’imperatore Tiberio aveva ben tredici abitazioni del genere.
Le rovine furono scoperte casualmente. Nell’anno 1957, durante la costruzione della strada che collegò Terracina a Gaeta i muratori trovassero tantissimi marmi che si differenziarono per la qualità delle sculture e per le loro dimensioni. Alcuni di loro risultarono di essere orginali pezzi risalenti all’età ellenistica. Fin dall’iniziò fu chiara l’enorme somiglianza al Gruppo del Laooconte conservato presso i Musei Vaticani. Infatti, frammenti di un’iscrizione rinvenuta successivamente citarono i nomi di Agesandro, Atanodoro e Polidoro e quindi degli aritsti che scolpirono il Gruppo di Laooconte.
Le rovine della residenza si conservarono in buone condizioni. Si estendono per oltre 300 m lungo il mare. Di sicuro questa villa esistette già nel periodo tardo-reppublicano ma solo l’imperatore Tiberio la rese così imponente. Al di là dei quartieri di servizio e quelli appartenenti al sovrano la dimora comprendeva un’impianto termale, un’attracco privato, manufatti per le riserve d’acque e un’imponente grotta parzialmente naturale con la piscina in mezzo dentro la quale c’era il triclinio. Quest’ultimo fu decorato con lastre marmoree, mosaici in tessere di vetro e impressionanti statue raffiguranti le vicende di Ulisse.
Durante uno dei banchetti che ebbe luogo nell’anno 26 d.C. alcune pietre crollarono e uccisero qualche schiavo. Da allora Tiberio lasciò la residenza e decise di trasferirsi a Capri.
Al museo vengono esposte le statue, frammenti di pavimenti e di mosaici, pezzi di vasellame e degli oggetti di uso quotidiano, tutti rinvenuti nel corso degli scavi. Una delle sale racconta la storia della scoperta della villa e la fallita prova del trasferimento di tutti i reperti a Roma. Le ricerche sui marmi proseguirono ininterrotte dalla fine degli anni cinquanta. Tutt’ora sono stati indentificati quattro gruppi marmorei. Raffigurano le vicende di Ulisse e con la maggior probabilità sono opere degli stessi artisti che scolpirono il Gruppo di Laocoonte. Si possono identificare L’acciecamento del ciclope Polifemo, Il ratto del Palladio, L’assalto di Scilla alla nave di Ulisse e Ulisse che solleva il cadavere di Achille.
Nelle vicinanze del sito, il W.W.F. costituì l’Oasi Blu. Gli undici ettari dell’area protetta comprendono le acque del mar Tirreno e il promontorio ricoperto dalla macchia mediterranea.
Il museo rimane aperto tutti i giorni, salvo 1 gennaio, 1 maggio e 25 dicembre, dalle 8:30 alle 19:30.
Ingresso: 5 € intero, 2,5 € ridotto. Ogni prima domenica del mese l’ingresso è gratuito.
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Ania